ARRIVEDERCI PICCOLE DONNE di Marcela Serrano

Traduttore: Michela Finassi Parolo

Editore: Feltrinelli

Collana: Universale economica

Edizione: 6

Anno edizione: 2017

Formato: Tascabile

In commercio dal: 15 giugno 2017

Pagine: 238 p., Brossura

EAN: 9788807889431

“Come ogni signora che si rispetti, Suor Maria Trinidad poteva contare in seno alla famiglia su una cugina caduta in disgrazia, la cui esistenza scialba e modesta avrebbe potuto governare e tenere sotto controllo in caso di necessità. Così, quando fece il suo ingresso nel convento di Santa Catalina e prese possesso dei vasti appartamenti, fece sistemare, come laica, anche Verònica de las Mercedes insieme alle domestiche; e il giorno del parto le mise fra le braccia il neonato come fosse stato partorito dal suo corpo arido; negletto e di dubbia fertilità, un corpo ermetico, senza ricordi e senza tracce di piaceri o concepimenti.”

Quando l’ho scelto ciò che mi ha attirato è stato il titolo che richiamava uno dei primi romanzi a cui mi sono appassionata, “Piccole donne” della Alcott e che sicuramente è rimasto indelebilmente inciso nel mio cuore.

L’intento dell’autrice nello scrivere “Arrivederci piccole donne” era proprio quello di omaggiare l’opera della Alcott e, a mio parere c’è riuscita!

“<<Ho un’idea per te e il tuo futuro romanzo, che di sicuro mi vorrai dedicare: scrivi un remake di Piccole donne>>.

<<Un remake di Piccole donne?>> chiede Ada, incredula.

<<Esatto. Potresti ispirarti a voi quattro cugine. Dopotutto si tratta di una libera versione, che importa che non siete sorelle? E poi Ada, le norme cui avete dovuto sottostare nascendo negli anni cinquanta e sessanta a Santiago del Cile non sono mica tanto diverse da quelle che hanno condizionato le sorelle March nella metà dell’Ottocento a Concord. L’importante è che loro hanno seguito tali norme alla lettera, e voi…che cosa ne avete fatto voi?>>”

Quattro cugine che trascorrono le vacanze della loro infanzia insieme, presso la tenuta del Pueblo, di proprietà della loro famiglia, curate ed educate dalla zia Casilda, dalla forte personalità e dal tenace temperamento.

“In fondo alle due strade, proprio in fondo, sopra una collinetta si ergeva la grande casa in stile coloniale cileno, con le tegole rosse, le grandi verande e i mattoni ricoperti dall’intonaco bianco. Era circondata da un grande parco, tre ettari di verde selvaggio che a nessuno era mai venuto in mente di usare per altri scopi.”

Sono l’una diversa dall’altra e hanno caratteri simili alle quattro sorelle March:

la tenera e protettiva Nieves/Meg, la forte e indipendente Ada/Jo, la comprensiva e buona Luz/Beth, l’affascinante ed ambiziosa Lola/Amy e  tra loro Oliveiro/Laurie, il fratellastro di Luz, conteso tra Jo ed Amy.

A distanza di 29 anni dall’ultima volta insieme al Pueblo, Nives, Ada e Lola decidono di ritornarvi in occasione del funerale della vecchia Pancha, fedele domestica della zia Casilda. Ciò sarà lo spunto per tornare indietro e ricordare le fasi più importanti delle loro vite.

“Se la gente del Pueblo aveva nutrito dubbi sulle intenzioni di Ada scoprendo che avrebbe attraversato l’oceano per accompagnare il feretro della vecchia Pancha che non vedeva da più di vent’anni, anche per Nives era difficile considerarla un’idea sensata.”

Il romanzo ha un sviluppo temporale irregolare in quanto ognuna delle quattro cugine racconta la sua versione della storia tornando indietro nel tempo, un intreccio frammentato per cui soltanto alla fine si riuscirà ad avere un quadro completo delle vicende, potrà solo allora essere ricostruita la trama che ognuna di loro dipana attraverso la sua testimonianza.

Fa da sfondo la Storia della loro terra, Il Cile, ed in particolare la salita al potere di Pinochet e la data dell’11 Settembre che spesso ricorre nel racconto, diventando presagio di sventure.

“Se c’è qualcosa che noi cileni abbiamo in comune con loro, con gli Yankee – pensa Ada -, è svegliarsi un martedì 11 settembre e scoprire che la nostra storia è cambiata per sempre. Per ventotto anni l’11 settembre è stata una prerogativa cilena, e adesso l’hanno rubata a Pinochet, e anche a me, che attribuisco a quel giorno drammatico la grande svolta della mia vita, dandole il colpo di grazia.”

Con una scrittura insolita, combinando prima e terza persona, frammentando la narrazione e inserendo un efficace sguardo introspettivo, Marcela Serrano ci regala una storia  familiare toccante e malinconica; un viaggio nell’universo femminile delineato nelle sue molteplici sfumature. Una di quelle storie da cui alla fine è difficilissimo prendere congedo.

“La vita non andava vissuta soltanto per accettarne le decisioni ma per goderla e per bloccarle la mano quando si fosse ostinata a tramare contro di lei, anche se in modo velato.”

Citazioni tratte dal romanzo, pubblicate sui miei profili Facebook e Instagram

 

 

 

 

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